Danza del ventre in opposizione ai periodi di oscurantismo
Non solo all’interno della Chiesa Cattolica, anche in base alle teorie aristoteliche, durante il secolo XVIII, la donna e soprattutto il suo ventre materno assunsero un significato alquanto bizzarro.
Nella Chiesa Medievale, così come per i più grandi filosofi, la donna era colpevole di essere “portatrice di un utero”.
Una parte anatomica femminile che durante i tempi antichi delle prime religioni, veniva accomunata al portale che univa le anime dall’immateriale alla vita materiale o come fonte principale della vita stessa.
Molte delle religioni, delle figure mitologiche e delle divinità antiche, si ispirano o incarnano l’importanza della donna vista come madre dell’uomo.
Nel Medioevo alcune sacre scritture e persino libri accademici di medicina molto noti, vennero rivoluzionati in base ad una nuova serie di teorie.
Teorie per l’appunto legate al ventre della donna, la quale in questa era, non ebbe affatto vita facile dal punto di vista sociale.
La donna e soprattutto il suo Grembo, durante questo oscuro periodo vennero bollati come elementi secondari per donare vita ad un essere umano, questo servì da base anche per un’interpretazione completamente stravolta dei naturali processi fisiologici e biologici umani.
L’importanza maggiore a livello di concepimento venne trasferita all’uomo, il quale, sempre secondo la Chiesa Cattolica, possedeva nel suo seme un piccolo essere già formato e pronto a svilupparsi nel grembo della donna, che veniva vista quindi esclusivamente solo come una sorta di incubatrice, un banale involucro nel quale l’omuncolo potesse crescere fino a maturazione compiuta per essere poi partorito.
Esistevano altre teorie addirittura di dottori importanti, riportate su testi medici ufficiali, che non staremo qui a riportare poiché troppo offensive, che sono andate totalmente contro scienza e medicina, sradicando in via definitiva anche in ambito sociale, nonché scientifico, il concetto stesso della donna vista come madre.
Essere donna secondo la scienza di questa strana epoca, era come un qualcosa di superfluo, di cui si poteva anche fare a meno per la gestazione iniziale di un essere vivente, poiché addirittura non indispensabile alla sua nascita.
Venne inoltre lanciata l’idea, sempre sulle basi degli antichi filosofi, che l’utero non fosse nient’altro che un organo sessuale capovolto e posto all’interno del corpo, anziché esternamente, ma completamente uguale a quello maschile e che perciò la donna fosse fisicamente e mentalmente un uomo capovolto, un essere sottosopra e pertanto, un essere inferiore.
Più tardi durante l’epoca Vittoriana, riferirsi al Ventre era considerato argomento tabù, esso veniva infatti nascosto e ben occluso dalle vesti dell’epoca, i famosi bustini, che il più delle volte, producevano un effetto malevolo per gli organi circostanti.
In questo periodo l’opinione pubblica pensava che la lettura e l’acculturarsi potesse danneggiare irrimediabilmente gli organi riproduttivi femminili, e che la bellezza delle donne fosse causa fatale di divorzi o addirittura di alcune malattie mentali.
Anche in Occidente così come in alcune culture africane, alcune donne venivano sottoposte a operazioni chirurgiche di modifica degli organi genitali esterni o interni, come metodo per curare alcune forme di agitazione, pazzia, manie suicide e quant’altro.
Fu proprio la danza del ventre a squarciare storicamente, durante questo cupo periodo senza fondamento di criteri, il tessuto di ignoranza sociale al quale le masse si erano abituate.
Questa danza esplose, sorgendo dalle ceneri della sua stessa arte sconosciuta in Occidente e dimenticata in Oriente, come una danza in opposizione a tutto ciò che sino a quel momento era stato ideato, sia dal punto di vista sociale che artistico, nei confronti del significato stesso dell’essere e del sentirsi donna.