Perché la danza del ventre non si chiama “Raqs-Sharqi”?
La danza del ventre è conosciuta sia come bellydance, sia come danza orientale, su questi nomi vertono controversie particolari che hanno nei secoli accompagnato la cultura di una tra le più antiche danza folkloriche esistenti.
Questo accade soprattutto quando l’arte orientale inizia ad espandersi, centinaia di anni orsono e, ad essere conosciuta dai viandanti dei Paesi anglosassoni per poi essere così importata fino in Occidente.
Questo scambio culturale, avvenuto dapprima all’interno degli stessi Paesi Africani (partendo dall’Egitto), Arabi e poi del Medio Oriente, si è poi propagato fino in America e poi in Europa; in questo lungo ed infinito tragitto, la danza del ventre ha dovuto mutare, subire metamorfosi, assecondare le esigenze e le prese di posizione di centinaia di spettatori e culture tra loro differenti di tutto il Mondo.
La bellydance rappresenta la culla artistica, ritmica e di movimento di moltissime altre tipologie di balli oggi esistenti, molti di questi non sanno neppure di discendere dalla danza del ventre.
Molte volte i nomi stessi di questa disciplina artistica, sono stati cambiati in corso d’opera, per renderla più appetibile e assimilabile dalle società che nel tempo hanno poi iniziato ad ospitare e ad assimilare.
Furono di fatto gli Americani che, dopo aver scoperto questa nuova danza in Medio Oriente, si organizzarono, dapprima per sponsorizzarla e poi per traghettarla fino al Nuovo Mondo.
Peccato che lo hanno fatto nella maniera più errata concepibile, distorcendo a pieno sia la storia che la tradizione di questo ballo, creando così un’etichetta del tutto fuorviante per il pubblico anglosassone.
L’occidente ha in effetti sempre visto la bellydance come una danza che raffigura l’Oriente ma sotto un costrutto fantasioso occidentale, una libera interpretazione (considerabile inoltre ignorante), basata su un modello di cultura che vedesse la donna orientale circoscritta all’Harem, alla disponibilità e all’inerzia, predisposta all’erotismo e al voler provocare l’uomo attraverso la propria danza, esclusivamente seduttiva e totalmente senza un costrutto storico alle sue spalle.
Tutto questo lo si percepisce dai nomi con i quali la “Raqs-Sharqi” (altro nome utilizzato per indicare uno tra i migliori e più credibili e genuini stile della bellydance egiziana), sono stati poi utilizzati da Paese in Paese per promuoverla e farla conoscere infine dalle masse.
Anche questo nome arabo “Raqs-Sharki”, significa in realtà danza orientale, ma almeno non riconducibile, se non solo dopo averlo tradotto dall’arabo, alla concezione orientaleggiante di cui i Paesi occidentali si nutrivano durante quei tempi di scoperta, di questa nuova danza del ventre orientale.
Oltretutto il “Raqs-Sharqi” stava e sta tutt’ora ad indicare uno tra gli stili di bellydance più eleganti e raffinati, che prende spunto addirittura dalla danza classica, dunque uno stile molto più incline alle rappresentazioni dei Paesi europei e pertanto molto più digeribile per queste culture.
Esistono infine molti altri stili e nomi coi quali la spettacolare, antica, profonda, nonché ricca di significato danza del ventre è stata chiamata nel corso dei tempi, ma come sempre, i popoli occidentali l’hanno sempre minimizzata.
Questo è accaduto soprattutto nei confronti dei significati, generando così una concezione della danza orientale molto più frivola, leggera e priva delle originali radici storiche che la caratterizzano, promuovendola solo esteticamente e a livello commerciale, ma senza mai capirla fino in fondo.